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di Giovanni Ziccardi

Chi studia seriamente i temi del negazionismo, dell’apologia del nazismo e del fascismo, dell’istigazione all’odio politico e razziale, del divieto in alcuni Paesi di esibizione di simboli e cimeli (dalla svastica alla stella rossa, sino alla falce e martello) e non si fa prendere dal “momento”, dalla superficialità, dall’immediatezza e dalla convenienza politica, vede chiari alcuni aspetti, che di solito pone alla base della riflessione successiva.

Il primo punto chiaro dovrebbe essere che chi difende la libertà di manifestazione del pensiero di nazisti, fascisti, revisionisti o negazionisti non è necessariamente nazista, fascista, negazionista o revisionista. Puoi domandare la loro libertà d’espressione anche se sei un reduce da un campo di sterminio o un suo parente diretto, se ti viene da vomitare davanti a un busto del duce o se pensi che simili idee (e persone) siano il male assoluto. Molto spesso si domanda la libertà di opinione, e ci si oppone a simili leggi, semplicemente perché si separano le due cose: il male e il diritto. Quindi: se si discute una legge di questo tenore, è molto infantile chiudere subito la discussione dicendo “prendi la parte dei nazisti, o dei fascisti” oppure “noi combattiamo per la libertà”. Ci può essere anche qualcuno che prende la parte del diritto e della libertà pur odiando quei contenuti, quei movimenti e quelle persone. Mi ricordo alcuni storici del negazionismo che si opposero, anche in Italia, a una legge contro il negazionismo.

Il secondo punto è aver ben chiaro il fatto che è vero che Stati Uniti d’America ed Europa (subito dopo la Seconda Guerra Mondiale) hanno proceduto su binari giuridici ben distinti, e che nel nostro Continente è considerato ammissibile per gli Stati prevedere leggi che regolamentino le espressioni d’odio, ma è anche vero che Internet, oggi, ha molto mescolato i due ambiti (anche come visibilità), e che non è detto che non vi possano essere “terze vie” più moderne (ad esempio più calibrate sull’attenzione alla vittima, o su chi rischia di crescere discriminato in una società, o sull’emergere di determinati fenomeni politici). Anche, nel verso opposto, il chiudere la discussione, quindi, citando Voltaire, o la Corte Suprema USA, o il caso Skokie e la Corte Suprema (e i nazisti) dell’Illinois, è riduttivo. Si noti che tutte le piattaforme USA (Twitter, Facebook e c.) si stanno pian piano staccando dall’interpretazione “pura” statunitense e stanno aggiornando le loro policy con un “sapore” più europeo.

Il terzo punto è che, astraendoci dal caso di questi giorni, qualsiasi norma che vada a incidere sulle opinioni, anche le peggiori, non è equiparabile, che ne so, al dentista che ti fa la pulizia dei denti (senza anestesia, pulisce con cura, lucida, non proviamo dolore, intanto chiacchieriamo con lui che si sta limitando a “ritoccare” un po’ la nostra placca e lo smalto dei denti) ma bisogna più pensare al neurochirurgo che interviene sul cervello e rischia di toccare, in ogni momento, punti delicatissimi, e generare situazioni problematiche a catena.

Le leggi che regolamentano l’opinione, di qualsiasi tipo, richiedono prima di tutto l’esistenza di uno “strato” (e stato) di FIDUCIA completa in chi ti governa, in capo a ogni cittadino, perché stai mettendo in mano al Governo la possibilità di usare quelle norme nel modo che vorrà, anche per soffocare del “parlato” legittimo che, semplicemente, va contro le volontà del partito di governo.

In periodo di autoritarismi, di estremismi, di approcci “forti” da parte di tutti i partiti, anche quelli più moderati, di egocentrismo diffuso, non c’è cosa più pericolosa che mettere in mano a chi governa la possibilità di andare a toccare le opinioni e di scegliere quale sia opinione “permessa” e quale no. Questo è anche il legame che unisce, forse e se mi posso permettere, la discussione sull’apologia del fascismo a quella sulle fake news.

Il dibattito si può aprire, certo, e ci possono essere leggi utili anche per *vietare* certe opinioni, ma semplicemente non mi sembra che questo sia il momento di FIDARSI di questa classe politica. Tutto qui.