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fonte: la giornata tipo del 7 giugno.
– Drazen Petrovic a 8 anni si sveglia tutte le mattine alle 5.30 per andare in palestra a fare 500 tiri prima di andare a scuola
– a 15 anni esordisce in serie A jugoslava
– “Mi sfidava, mi insultava in quattro lingue. Adoravo giocare contro di lui. Per me è il miglior tiratore che abbia mai visto” (Reggie Miller)
– a 16 anni è titolare e chiude la stagione a 16.3 punti di media
– a 18 anni è già leader indiscusso della squadra che perde la finale di coppa Korac col Limoges
– a 21 anni, in maglia Cibona, segna 112 punti contro l’Olimpia Lubiana, chiude il campionato a 43.3 punti di media e la coppa dei Campioni (vinta) a 37 punti di media.
– ”Se giocavi con lui rischiavi di perderti qualcosa. Era meglio stare fuori a guardare” (Toni Kukoč)
– a 23 anni ha già vinto 2 coppe dei Campioni.
– a 25 anni, nel Real Madrid, segna 62 punti nell’indimenticabile finale di coppa delle coppe contro Caserta (Oscar 44).
– a 26 anni è in NBA, a Portland, ma gioca pochissimo.
– “Ricordatevi sempre che quando vedete un europeo in Nba la strada l’ha asfaltata Drazen” (Federico Buffa)
– a 27 anni passa ai Nets, prima stagione a 12.6 punti di media, le successive due oltre i 20.
– a 28 anni gioca un’amichevole contro l’Italia a Trieste: sbaglia tiri che di solito mette con percentuali clamorose, ma non si scoraggia e continua a tirare. E a sbagliare. Durante un time out invece di ascoltare l’allenatore va sotto il canestro e lo osserva con attenzione. ‘Arbitro, il ferro è spostato di qualche centimetro. Va messo a posto!’. Viene fatta la misurazione ed in effetti il ferro non è ben posizionato. Da quel momento comincia a fare sempre canestro.
– a 29 anni Vernon Maxwell prima di Houston-New Jersey dichiara: “Deve ancora nascere un bianco europeo in grado di farmi le scarpe”. Il tabellino di Petrovic, a fine partita, alla voce “punti” recita: 44.
– al termine di quella stagione, vola a giocare il torneo di qualificazione agli Europei. La Croazia ce l’avrebbe fatta a mani basse anche senza di lui. Ma lui aveva i colori della bandiera croata tatuati addosso, ed era orgoglioso. Dopo una partita in Polonia, stravinta, la squadra torna in Croazia in aereo, ma Drazen preferisce tornare in auto con la sua fidanzata, Klara Szalantzy. Mentre attraversano la Baviera in autostrada, nei pressi di Denkendorf, a causa del maltempo, un tir sbanda invadendo la carreggiata. La Golf guidata da Klara, con a bordo Drazen e un’amica, lo centra in pieno. Le due ragazze si salvano, Drazen no. Uno shock incredibile per la Croazia, e l’intero mondo del basket. Ai suoi funerali a Zagabria partecipano circa 100.000 persone. Era il 7 giugno 1993. Oggi sono passati esattamente 24 anni da quel tragico incidente
– Per ricordarlo scegliamo le parole di un bambino croato. Un giorno, mentre la mamma di Drazen era in visita alla tomba del figlio, le si avvicina un bimbo. La guarda con ammirazione e le dice: “Signora, forse l’ha cresciuto lei. Ma lui è nostro, è di tutti noi”.
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