CamerieriNonSiNasce!
Camerieri non si nasce, Camerieri si diventa.
Sin da bambino era chiaro ed evidente il mio smodato interesse per la Tavola.
Più che per la Tavola, direi che in principio era il frigorifero a suscitare euforia e a farmi sgranare gli occhi. Poi, col tempo ho maturato un profilo da goumande (mangione) e un’attitudine al piacere di sedere con amici e parenti, per godere di questo o quello senza particolari distinzioni.
Per certo, ho sempre avuto un debole per l’universo carboidrati: tutt’oggi mi sciolgo, letteralmente, davanti a qualsiasi piatto di pasta/pizza/focaccia/panino/biscotto dolce e salato/ grissino/sfoglia/cannolo/brioche, e chi più ne ha più ne metta: momenti di puro piacere, impressi nella mia memoria, che a distanza di anni hanno visto nascere, crescere e straripare la passione per la Sala.
Il piacere della Tavola che e’ cresciuto ed e’ diventato il piacere di Servire: per fare agli altri quello che vorrei gli altri facessero a me.
Da sempre, difatti, mentre i miei amici guidavano verso la Romagna delle discoteche e delle lunghe notti, io andavo altrove, verso il Piemonte, il Veneto e la Lombardia dei ristoranti gastronomici dove sedermi e godere, imparare, guardare, sognare, ammirare, pensare, bere, mangiare.
Servire, uno strumento per diventare grandi e comprendere il valore di un gesto d’amore e di profondo rispetto nei confronti di un perfetto sconosciuto: sempre più spesso mi soffermo a pensare all’importanza del Servire.
Mi ha aiutato molto e mi ha offerto un punto di vista nuovo, mi ha fatto diventare grande.
Già, perché è difficile Servire qualcuno, e oggi lo e’ più che mai.
In una stagione in cui ci invitano a dominare gli altri e a vivere la vita in maniera competitiva e violenta, dal punto di vista morale e comportamentale, Servire qualcuno è un esercizio di stile senza eguali. Penso a chi in televisione lancia piatti e bicchieri, usa un linguaggio volgare, ed ha la presunzione di convincerci che in cucina (e in sala) è necessario entrare con un coltello tra i denti a caccia di un nemico.
Tutto sbagliato; format sbagliato, ma il momento storico è quello giusto.
La Sala, al contrario, è uno spazio decisivo per determinare il successo di un cuoco e della sua cucina, e oggi è incomprensibilmente trascurata e messa in ombra. Viene guardata persino con un filo di sufficienza da chi dovrebbe avere più rispetto per Donne e Uomini che in sala e cantina tutti i giorni decidono il successo o il fallimento di uno chef. Peppino Cantarelli, Giacinto Rossetti, Guido Alciati, Giorgio Pinchiorri, Antonio Santini, Angelo Valazza, Gianluigi Morini, Lorenzo Viani, sono solo alcuni dei protagonisti di locali di successo per merito della Sala. Nella mia personale formazione, ritengo sia stato determinante il contributo e l’esempio di Giacinto Rossetti.
Io mi auguro e spero che fra 10 anni celebreremo i Ristoranti italiani per il grande impegno e per il lavoro di squadra di sala e cucina.
Se continueremo a celebrare solo i cuochi e ci dimenticheremo ancora della sala, il futuro vedrà una cucina piena di talento e un esercito di portapiatti senza volto, da pagare a ore e da cercare nelle liste di disoccupazione comunale.