VolersiBene!

sono sempre piu’ convinto che l’Italia stia attraversando una stagione di crisi morale e culturale profonda.

da tempo osservo chi mi circonda e ascolto con grande attenzione; lo faccio nei luoghi e nei contesti classici: al supermercato, al bar, in banca…

guardo con curiosita’ e sorpresa cosa la gente acquista e sceglie, e rifletto sui costumi e le abitudini che cambiano; ho un ricordo preciso di quali erano le consuetini e certe regole del passato (cose che mi hanno sempre appassionato e interessato), quindi faccio paragoni e riflessioni.

ricordo che un tempo le donne compravano molto di piu’, buste piene e strabordanti, ma la differenza era nella sostanza.

da adolescente gia’ notai un cambiamento tra quello che acquistavano le mie nonne e le mie pro zie (fondamentali nella mia crescita), e quello che sceglievano mia madre e le sue coetanee (zie acquisite e zie di sangue). le nonne compravano e lavoravano prodotti in grande quantita’ che trasformavano dalla A alla Z in piatti, pietanze e conserve; mamme e zie iniziavano un percorso diverso, e rinunciavano alla laboriosa e difficile arte della conservazione (ad esempio dei pomodori a luglio) ad appannaggio di prodotti commerciali gia’ pronti.

c’era sempre stato equilibrio: le vecchie generazioni tenevano alto il ruolo della governance matriarcale di chi governava danari, dispensa e benessere di un intero nucleo familiare talvolta allargato. le giovani donne invece guardavano al nuovo e ne erano affascinate. regnava comunque una certa tranquillita’, ma non mancavano sacrosante frizioni e invidie, che hanno tenuto insieme i pezzi di un’Italia laboriosa e appassionata col vizio della cultura del lamento a prescindere.

nonostante tutto gli anni passavano, grazie al “giudizio” e al senno di gente semplice, che ha sempre desiderato e lavorato per qualcosa e qualcuno.

oggi anche un inguaribile ottimista come me nota un cambiamento radicale nei costumi e nei modi, nelle abitudini e nelle scelte. forse sbagliero’, ma osservare il carrello della spesa degli italiani oggi come allora e’ un modo per capire la trasformazione in atto.

mamme e nonne piu’ che cinquantenni che fanno scorte di lasagne congelate, parmigiane di melanzane surgelate, che comprano ragu’ industriali, pasta fresca scadente che per assurdo al chilo costa una fortuna rispetto ad un prodotto fatto in casa da chi sa cosa e come fare; nonni che comprano dolciumi mediocri e scelgono salumi in vaschetta su cui e’ meglio sorvolare; mamme che comprano il soffritto congelato, le buste di calamari coi piselli e io che vado a curiosare nel freezer del supermercato e scopro che vengono a caro prezzo da distanze siderali. potrei andare avanti per ore.

e ci penso per mesi, giorni prima di scrivere.

faccio un esercizio semplice e metto a confronto i prezzi tra il fresco e il surgelato/congelato/preparato, e scopro che chi compra questi ultimi non lo fa per risparmiare (spende tra il 30 e il 40 % in piu’) ma lo fa per pigrizia, perche’ non ha piu’ conoscenza o perche’ non ha tempo?

ma, se ti cimenti ai fornelli regolarmente (lo faccio io che vivo del mio lavoro dalla mattina alla notte, quindi ci puo’ riuscire chiunque) scopri che per far da mangiare bene e in maniera semplice in fondo non ci vuole solo tempo: basta avere voglia, un pizzico di passione e buonsenso.

qualcosa e’ cambiato, indietro certo non si torna ed e’ importante guardare al futuro, ma serve una riflessione allargata.

personalmente ho qualche difficolta’ nel confrontarmi a riguardo, perche’ oggi il dialogo e’ argomento delicato: troppe occhiatacce e tanta diffidenza. siamo in piena emergenza, dobbiamo ritrovare le frequenze di un’Italia che ha fatto del senso civico uno stile di vita. l’ultima volta che sono tornato a Matera ho guidato fino a quel giardino e quel cortile in cui sono cresciuto insieme ad altra gente. mi mancano le donne alle finestre, i garage aperti, il portone che sbatte, mia nonna che si incazza, la salumiera vera istituzione di salita Guido D’Orso, andare a scuola a piedi, una vita a colori, le verdure che puzzano, un senso di appartenenza e del volersi bene che oggi e’ ai minimi storici.

mi fa male perdermi tra le pieghe della nostalgia: l’ho scritto mille volte che ne conosco i pericoli, ma oggi va cosi.

basta fare quello che hanno fatto in tanti a quei tempi: per ripartire basta alzare lo sguardo per guardarsi negli occhi e tirarsi su le maniche, volersi bene e tollerare chi non ci piace e non ci convince; poi, l’Italia che amiamo viene fuori da sola. da sempre siamo un Paese incredibile, fatto da gente con della poesia in fondo al cuore.