VascoRossi

non c’e’ niente di speciale nella storia e nella vita di Vasco. dicono cosi’ quelli che condividono le notizie (vere?) di chi scrive che il noleggio dei bagni chimici costera’ (all’organizzazione) 50.000 euro; parlano (di niente) proprio come fanno le cortigiane dal giorno in cui popolano i centri abitati del pianeta.

torniamo a Vasco: e’ normale, invece, iscrivere alla storia piu’ o meno recente del nostro Paese lo strapotere del rocker di Zocca, che ha allagato con la dolcezza, la violenza e le contraddizioni la quotidianita’ di tanti.

Vasco, nel bene e nel male.

senza filtri.

paura, poca!

coraggio da vendere, tanto.

spericolato e maledettamente vero: in fondo chi non sogna di avere quel talento che ti permette di tradurre in musica le parole di una vita qualsiasi da condividere fino all’ultima goccia o se credete fino all’ultima sigaretta.

“faccio colazione con un toast, del resto spesso!” e fu amore al primo ascolto.

tutto scorreva liscio come un wiskhy duro e pesante, e il prezzo da pagare l’indomani era tra i piu’ salati: e Vasco mieteva proseliti, e ogni maledetta volta subiva l’ira dei detrattori.

non me ne frega un cazzo se il concerto dei record (sigh) l’ha voluto lui per salutare tutti, o se e’ un progetto faraonico del suo entourage, che con la scusa di celebrare il suo addio pensa di fare i milioni. la storia distilla, e io voglio vivere un momento storico assurdo e spericolato, proprio come Vasco; pieno di paure, pericoli, eccitazione, follia, lacrime e puro disagio. questo e’ esattamente quello che in fondo tutti si aspettano da lui: una vita davvero spericolata, molto piu’ di quello che abbiamo capito, nonostante un finale romantico e malinconico, che non distoglie lo sguardo dai ricordi di chi Vasco lo ama per davvero, e sa che di speciale non c’e’ proprio niente! perche’? per fortuna lui ci ha regalato una storia normale: l’epilogo di chi ha le carte in regola per andare fino in fondo, sempre a gonfie vele, costi quel che costi.